baghera è detta bughy perchè "corta"; è una mezza persiana con la coda a fulmine che mi aiuta a badare a tutti gli amici/mici...

giovedì 24 novembre 2011

dal "Corriere.it"



La Lav rilancia le riprese di «Born Free Usa» sulla realtà delle catture in natura

Cacciatori di pellicce, le immagini choc

Animali selvatici presi con le tagliole, finiti con calci al torace o fatti annegare: la verità in un'inchiesta in incognito


Una delle foto choc diffuse dalla Lav sulla cattura di animali in naturaUna delle foto choc diffuse dalla Lav sulla cattura di animali in natura
MILANO - La morte arriva lenta e dolorosa. Per asfissia, con il torace schiacciato da uno stivale. O per annegamento, mentre l'adrenalina della paura si diffonde in tutto il corpo e le zampe annaspano verso il cielo nel vano tentativo di trovare un appiglio o di allontanare il bastone che tiene il muso premuto sotto il pelo dell'acqua. O, ancora, per stremo, con i denti della tagliola che affondano nella carne e nelle ossa e portano ad un lento dissanguamento tra dolori atroci e lancinanti. Sono immagini crude e penetranti quelle girate in incognito dall'associazione «Born Free Usa» e che vengono ora rilanciate in Italia dalla Lav a sostegno della mobilitazione nazionale anti-pellicce che sarà promossa su scala nazionale il 10 e l'11 dicembre prossimi. Al centro della denuncia degli animalisti ci sono le catture in natura che secondo alcune stime rappresentano il 15% dell'approvvigionamento di pellicce. Una cifra che, spiegano alla Lav, si può tradurre con «la condanna a morte di circa 10 milioni di animali all'anno». PRATICHE ATROCI - Si tratta di specie di cui non esistono allevamenti - coyote, opossum, procioni, lontre, linci, donnole, topi muschiati e altri - e che per questo devono essere prelevate direttamente negli ambienti in cui gli animali vivono. Le pratiche di cattura sono spesso atroci perché l'obiettivo dei cacciatori, come nel caso dei cuccioli di foca uccisi a bastonate le cui immagini sono ormai tristemente note a tutti, è mantenere il più possibile intatto il vello che sarà inviato alle concerie. Queste pratiche contrastano però con i principi espressi dalla Comunità Europea che nelle sue direttive esorta ad evitare ogni sofferenza inutile agli animali. Ciò nonostante, denunciano le associazioni animaliste, sul mercato europeo ed italiano arrivano regolarmente pellicce di queste specie, la cui provenienza non può che essere la cattura in natura. E quindi, come dimostrano le immagini, senza alcuna garanzia per il rispetto del benessere dei capi catturati (peraltro spesso assenti anche negli allevamenti ufficiali, come dimostrato da diverse investigazioni in incognito).
L'inchiesta in incognito di Born Free Usa LA RICHIESTA ALLA UE - «Abbiamo documentato come nel sistema di cattura e uccisione di questi animali praticato negli Stati Uniti vengano gravemente lesi gli accordi con la Ue - sottolinea Simone Pavesi, responsabile nazionale della campagna antipellicce della Lav -. Per questo avevamo chiesto all'allora ministro degli Esteri Franco Frattini un intervento in sede comunitaria affinché le autorità preposte svolgano indagini. Inoltre, a difesa dei principi dell'Unione, chiediamo che sia subito sospesa l'importazione di pellicce tra Stati Uniti ed Europa in attesa che questa deprecabile vicenda venga del tutto chiarita». La Lav cita i dati dello Us Census Bureau Foreign Trade Division secondo cui, tra il 2010 e il luglio 2011, sono state esportate dagli Usa in Italia circa 43 mila pelli grezze di animali quali lontra, castoro, ermellino, martora, procione, tasso, topo muschiato, opossum, coyote e lince. Inoltre sono state importate 4.316 pelli grezze di volpe e 4.322 di nutria.
GLI STANDARD INTERNAZIONALI - In Europa, viene fatto rilevare, la cattura di animali in natura avviene principalmente per finalità di gestione della fauna selvatica e per il contenimento delle specie «invasive», anche se in alcuni Paesi è possibile poi utilizzare le pellicce degli animali catturati (e in altri è lecito catturarli anche avendo fin dall'inizio la finalità dell'approvvigionamento di pellame). Le regole sono molto diverse. Tuttavia dal 1991 la Comunità Europea vieta l'uso di tagliole e dal 1998 è in essere un accordo con la Federazione Russa e il Canada e un verbale concordato con gli Usa che prevede che questi Paesi possano esportare in Europa pellicce di animali catturati in natura dietro l'impegno a rispettare l'Accordo internazionale in materia di standard per le catture senza crudeltà (lo Iahtw, International agreement on humane trapping standards). «In realtà non esiste alcun sistema di cattura non crudele - fa notare ancora Simone Pavesi - e i metodi oggi vigenti prevedono un massimo di 5 minuti affinché un animale diventi incosciente e quindi insensibile al dolore e presuppongono dunque l'accettazione di un elevato livello di sofferenza». Non solo: «Spesso gli animali agonizzano per ore o giorni prima di morire o essere uccisi - dicono ancora alla Lav - e in molti casi questi sistemi di cattura finiscono con l'essere causa di morte anche per animali protetti o comunque non destinati all'industria della pellicceria, come cani o gatti». Il comitato scientifico incaricato dalla Ue di verificare la situazione - a ottobre è stato pubblicato un dossier sugli «Humane Trapping Standards - ha bocciato gli attuali sistemi di cattura e proposto l'adozione di nuovi parametri che rendano più rigorose le norme internazionali e assicurino una reale assenza di dolore e sofferenza per gli animali catturati.

1 commento:

Sara ha detto...

Si mettessero i cappotti invece di fare le befane in pelliccia!